Museo con vista

Oggi, sabato 11 maggio, si aprono al pubblico le porte del rinnovato Pavillon Le Corbusier. L’ultimo edificio costruito del visionario architetto svizzero è un colorato capolavoro d’opera d’arte totale che si affaccia sul lago di Zurigo. In occasione di questo imperdibile avvenimento, il padiglione ospita Mon univers, una mostra che, esplorando la personale passione per il collezionismo del suo ideatore, offre un’inedito scorcio del suo cosmo creativo

«L’architettura è un fatto d’arte, un fenomeno che suscita emozione, al di fuori dei problemi di costruzione, al di là di essi. La Costruzione è per tener su: l’Architettura è per commuovere». Così sosteneva Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, figura chiave nell’internazionalizzazione dell’architettura e dell’urbanistica che influenzò a livello mondiale i panorami urbani del XX secolo. E il suo Pavillon, un gioiello architettonico che va ad arricchire il già rinomato panorama artistico-culturale zurighese, sa come “commuovere”. Questa pietra miliare del design, situata sulla riva orientale del lago, in un’incantevole posizione a pochi passi dal centro storico della città, è stata utilizzata sin dalla sua apertura avvenuta nel 1967 come spazio espositivo per presentare a un vasto pubblico le idee e le opere di Le Corbusier, entrate a far parte del Patrimonio Unesco. Una missione culturale che la città di Zurigo, attuale proprietaria dell’edificio, ha saggiamente deciso di continuare, affidandone la gestione al Museum für Gestaltung.

Pavillon le Corbusier

La mostra Mon univers nella lounge al secondo piano del Pavillon Le Corbusier, 2019, Zurich, © ZHdK

Una casa museo. Il Pavillon Le Corbusier diventa di fatto la terza sede della più importante istituzione di design e di arte visiva sul territorio elvetico, la cui collezione vanta oltre mezzo milione di opere, funzionalmente collegata alle prime due dal “numero 4”, la linea tramviaria più cool della città. In riconoscimento del grande interesse del pubblico svizzero e mondiale, l’orario di apertura è stato esteso: sei giorni alla settimane per sette mesi all’anno e più precisamente da metà maggio a metà novembre, mentre nei mesi più gelidi il padiglione, concepito senza riscaldamento, rimarrà chiuso. Ogni anno verrà presentata una nuova mostra temporanea che illustrerà le diverse sfaccettature di Le Corbusier che, attivo anche come pittore, disegnatore, scultore e designer di mobili, ha lascia dietro di sé un’opera molto varia ed estremamente influente. Un variegato programma didattico con visite guidate, conferenze e workshop, nonché una serie di spettacoli e concerti sviluppati appositamente per il padiglione, ne fanno una meta ancora più attraente per le visite ripetute.

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Scale, Pavillon Le Corbusier, 2018, Zurich, © Georg Aerni

Il pezzo forte della mostra? Il Pavillon stesso! Le Corbusier, secondo cui l’arte, l’architettura e la vita dovevano fondersi in una nuova simbiosi, ha progettato il padiglione con l’obiettivo di costruire la sede espositiva ideale, realizzato così la sua visione di “sintesi delle arti”. La costruzione a forma di nave si basa sul sistema di proporzioni Modulor sviluppato Le Corbusier, e l’edificio incarna una serie di altri suoi principi progettuali e una sorta di eredità architettonica. Questi principi includono la prefabbricazione, elementi come la rampa di accesso e il piccolo giardino pensile che ricorrono durante tutta la sua opera e la “promenade architecturale”, un percorso attentamente concepito attraverso l’edificio per consentire al visitatore di vedere e sperimentare in modo ottimale l’architettura in cui è ospitato. La struttura è l’ultimo progetto realizzato dall’autorevole architetto e la sua unica costruzione in acciaio e vetro. I visitatori possono passeggiare tra le stanze e scoprire il padiglione al ritmo che più loro conviene. Su una superficie di circa 600 metri quadrati che si snoda su quattro piani, il padiglione offre diverse prospettive e punti panoramici. I mobili di Le Corbusier, in parte installati in modo permanente, sono sparsi in tutto il padiglione, dimostrando così la sua seconda denominazione di residenza e invitando i visitatori a soffermarsi e a… sognare. Anche la piccola terrazza sul tetto è ora aperta al pubblico e offre una vista libera sul delta dello Zürichhorn e sul lago.

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Terrazzo, Pavillon Le Corbusier, 2019, Zurich, © ZHdK

La storia dell’edificio. Il Pavillon Le Corbusier è nato grazie all’antesignana iniziativa e infaticabile dedizione di Heidi Weber, architetto d’interni, gallerista e mecenate. È lei che convinse Le Corbusier a partecipare personalmente al progetto, che ottenne dalla città di Zurigo il diritto di costruzione sul prato Blatterwiese e del suo utilizzo per i successivi 50 anni, che supervisionò la costruzione con pazienza e perseveranza nonostante le molte difficoltà. I lavori iniziarono nel 1964, ma si interruppero con morte di Le Corbusier che nell’agosto 1965 fu folgorato da una crisi cardiaca; fu necessaria la costituzione di un nuova squadra di professionisti per portare a termine con successo l’edificio. Il padiglione fu inaugurato nel 1967 divenendo non solo l’ultimo progetto di Le Corbusier ma anche l’unico a essere edificato nella Svizzera tedesca. Alla scadenza del contratto di locazione del terreno, nel 2014 la proprietà è passata alla città di Zurigo che ha affidato a Eva Wagner la direzione del museo per il successivo quadriennio. Dopodiché, tra l’ottobre 2017 a il febbraio 2019, il padiglione è stato ampiamente rinnovato dagli architetti Silvio Schmed e Arthur Rüegg che hanno analizzato minuziosamente l’edificio per poterlo restaurare con la massima competenza e grande attenzione ai dettagli. Oggi il padiglione Le Corbusier brilla di nuovo con la stessa freschezza, eleganza e colori vivaci di quando fu costruito.

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La “collection particulière” di Le Corbusier © ZHdK

Il suo universo, la mostra inaugurale. L’esposizione Mon univers si estende su tutti i piani dell’edificio ed è dedicata alla passione dell’architetto svizzero per il collezionismo, offrendo uno scorcio del suo versatile cosmo creativo. Per tutta la sua vita Le Corbusier perseguì la visione di una sintesi delle arti concretizzata nell’assemblaggio di oggetti e reperti provenienti dall’arte, dall’industria, dal folklore e dalla natura. Al piano interrato si possono ammirare una cinquantina della collezione personale conservati dalla Fondation Le Corbusier, i filmati di Le Corbusier ripresi con una cinepresa in 16 mm e fotografie in grande formato che animano un’intera parete. Nell’atrio è stata ricreata Les arts dits primitifs dans la maison d’aujourd’hui, leggendaria installazione del 1935 che l’artista realizzò nel suo atelier. E per ogni museo che si rispetti non poteva mancare la mostra permanente allestita nella piccola biblioteca al piano superiore: 17 fotografie scattate da René Burri tra il 1955 e il 1965 nel suo ruolo di cronista visivo di Charles-Édouard Jeanneret-Gris, alias Le Corbusier.

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Le Corbusier con un vaso serbo sulla sua testa, con Albert Jeanneret e Amédé Ozenfant alla Maison Blanche, La Chaux-de-Fonds, August 1919, © Fondation Le Corbusier, Paris

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Immagine di apertura: Pavillon Le Corbusier, 2019, Zurich, © ZHdK

Tutte le immagini: Courtesy Museum für Gestaltung (si ringrazia Leona Veronesi)

 

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